Non so di preciso a che ora risalga la scomparsa di Robin Williams, so solo che lo sciacallaggio mediatico è già iniziato. Non voglio vederlo. A che vi serve sapere se si è suicidato, se era depresso. A che vi serve? "Era depresso, probabile suicidio", strillano i link. Il comico depresso. Un'associazione con la quale le ovvietà vanno a braccetto, perchè "sembrava sempre tanto allegro, faceva tanyo ridere, chi l'avrebbe mai detto". E l'assassino era un tanto caro ragazzo che salutava sempre.
Ma già li vedo, la caroca dei maturati al liceo che condividono le foto di Patch Adams, dicendo che li ha ispirati a diventare medico, momenti dell'Attimo Fuggente spalmati sulle bacheche.
Primavera della quinta elementare. Casa di un'amichetta, nel pomeriggio.
-Conosci ROBBIE Williams?
-Si, ho visto tutti i suoi film.
-Film? Io ho un suo disco.
- Fa anche il cantante? Figo.
-Non sapevo recitasse. Io lo trovo bellissimo.
-Ma è vecchio! Al massimo è simpatico.
Al massimo sarei stata una strana che scompare per anni in un gioco da tavolo.
Una che salirebbe sui banchi per dimosrrare l'apprezzamento a un professore.
Una scienziata distratta che si dimentica della data del suo matrimonio.
Una il cui paradiso è un quadro dipinto dalla persona amata.
Una che osserva le vite delle persone, non giudica, ma riduce tutto a dimensione di film.
Una che dà fuoco alla cena.
Questo è il mio. La rabbia verso il resto del mondo e tanta acidità.
Platypus