Pagine

venerdì 30 maggio 2014

L'ultima occasione

-C., ho un serio problema.
-Platypus, dimmi pure, tanto non facevo nulla di importante, a parte studiare come salvare la vita alle persone.
-Tu scherzi, ma io ho avuto un eureka serissimo e tristissimo.
-Ti è caduto di nuovo il biscotto nella tazza mentre lo pucciavi nel latte?
- Si tratta di una cosa più seria.
- Hai di nuovo studiato il programma da non frequentante di un esame, comprando libri inutili?
- In effetti mi è successo anche questo, ma no, il problema è circa il passare del tempo e il crescere e...
-Ok, quante volte te lo devo dire che non hai le rughe, se non quelle di espressione? Appena mi prendo la licenza ti faccio il botox così taci una volta per tutte.
- Tu non mi capisci più come una volta. Si tratta dei capelli.
- Un altro capello bianco?
-No, Dio ce ne scampi. Tutto è cominciato mentre perdevo tempo su Buzz Feed.
- Uhm.
- C'era un post sui colori del capelli da provare per l'estate. C'erano anche i capelli verdi.
- E quindi...?
-Niente, quindi ho pensato che nella mi vita non mi sono mai fatta i capelli di un colore strano. E che se tra un anno mi laureo e mi metto a cercare lavoro seriamente, con i capelli verdi non sarei credibile. O anche azzurri, mi starebbero benissimo. Magari con le punte rosa. quindi, a conti fatti, la mia ultima occasione per farmi i capelli di un colore strano è adesso.
-...
- C., non dici niente?
-Di fronte a tale demenza si può rimanere senza parole. Il verde ti sbatterebbe come colore e poi sei cosciente che dovresti decolorarli e ti troveresti con della paglia in testa?
- Ma sono giovane e pazza e artistoide e dovresti incoraggiarmi a sperimentare...
- No, sei solo scema. Se te li fai smetto di parlarti e poi passerai il resto dell'estate con i capelli rapati a zero come un bonzo.
-Va bene.
-...
-...
-...
- Comincio a sospettare che tu sia sul libro paga di Madre, comunque.
- Non ancora, ma se continui a farti venire queste idee mi faccio pagare di sicuro.


Vostra sciagattante e con i capelli neri,

Platypus

lunedì 26 maggio 2014

Magic English



Prove di conversazione in inglese con Madre:
-...and there is traffic marmalade.
-...
-Cosa?
-Volevi dire traffic jam.
-Dai, almeno il concetto lo ricordo. L'importante è non arrendersi.

Vostra sciagattante 
Platypus



sabato 24 maggio 2014

Massime onorificenza e colpe indelebili

Intontita da un tour de force gastronomico che dura da 24 ore, scrivo dalla Poang di casa, mentre, immancabile, mia nonna sgrana rosari su rosari. 
Ogni tanto Nonna mi guarda e sorride, iena di letizia e beatitudine. 

Quando io e Sorella eravamo nel pieno dell'adolescenza, ogni tanto ciondolavamo per casa in preda al blues ormonale, contagiandoci a vicenda, con sporadici isterismi. Tutto ciò non era concepibile, nè per Nonna, nè per Madre. Invitandoci a muoverci, reagire, ma vi rendete conto che avete sedici-diciassette anni, avete tutto dallla vita, tu non sei grassa, tu non sei troppo magra, non è vero che hai troppo poco seno, non è vero che tu ne hai troppo, i brufoli passano, riprendetevi.  Nonna ci guardava, provava a farci il solletico, seminando morte e distruzione nel tentativo e ci diceva: "Avit' à jess chiù senztiv!", ovvero "Dovete essere più sensitive", dove sensitive non sta a indicare una possibilità di carriera alla Wanna Marchi, ma per donne attive, forti e pronte a reagire all'impossibile. Fino ad oggi nessuna delle nipoti, e neanche delle figlie aveva mai vinto l'ambitissimo titolo di Miss Senztiv della Nonna.

-Nonna, ho avuto i risultati dell'esame di inglese, l'ho passato!
-Cos dell'università?
-No Nonna, in più.
-Iiih, cor della nonn! Ci si braav! Ci si bedd! Il segreto tuo, a la nonn è la nergia! Tu con la nergia ad à jes la prima! Tu fasc le cos in più dell'università! S braav! Si senztiv! [Cuore di nonna! Sei bella! Sei brava! Se bella! Il tuo segreto, secondo il mio modesto parere di nonna e quindi ontologicamente sbilanciato, è l'energia che metti nelle cose. Con questo attributo sarai la prima nella vita, dato che non ti limiti a fare il minimo per l'università!].

Dal comunicato della notizia, ieri è stato un tripudio di amore, affetto e complimenti. Ora "tin le carni abbronzat, prorpio color carne", ora baci e abbracci perché le ho scaldato la cena. Anche la temutissima proposta "N facim nu ball?" è stata ventilata, ma almeno è stata sventata, dato che i balli di nonna si lasciano dietro una discreta scia di morte e distruzione. Tutto sommato abbiamo passato il pomeriggio allacciate, io dispostissima a farmi coccolare e lei al settimo cielo perché non ero a 500 chilometri di distanza.

Eppure sono già riuscita a deluderla.
-Platypus, t sò fatt u litt. [Pltypus, ti ho fatto il letto].
-Grazie nonna.
-T add'assì u piggiàm. [Devi prepararti il pigiama].
-Nonna lo faccio stasera prima di andare a letto.
-...
Sento sulla nuca un forte bruciore, mi giro ed è lo sguardo di nonna. Si tratta dello sguardo dell'attivista di green Peace al baleniere giapponese, di Putin a Conchita Wurst, la stessa amorevole espressione, identica.
-Nonna che c'è?
-Stasera. Mambr. [Stasera. Stupida].

L'incidente sul perché la mia scelta del pigiama fosse di capitale importanza in quel momento è ancora sconosciuta ai più. L'ira di nonna è stata poi riversata sul televisore, fornendo una grande lezione di politica.

- U vid a curr? Coi capelli bianchi? é grillo, jè pazz. Cos terribili.

Vostra, sciagattante e coccolata,

Platypus

domenica 18 maggio 2014

Frida

Non sono molto ferrata nell'ambito dell'arte. Non sono una grande critica e vado per sensazioni, a volte anche sbagliate, a volte anche stupide. Ho anche dei preconcetti, piccole cose ma che certamente non mi aiutano a capire del tutto l'arte. Magari non la capisco tutta, ma me la godo. 

Tipo, dopo aver visitato il museo di Magritte, so per certo che i gruppetti di amici surrealisti si divertivano da morire. Tutti i video in cui Magritte, la moglie e gli amici recitano hanno in comune una specie di risata muta, non sono affatto inquietanti. 

Cose del genere. Stupide, ma che mi fanno stare a cuore più leggero.

E poi c'è Frida.

La storia la conoscete tutti. non ve la racconterò.

Le influenze le conoscete tutti. Eviterò di tediarvi.

Quello che vi dirò è solo questo: nei suoi quadri ci si riconosce sempre un po'. Nella tristezza, nella gioia, nel lancinante dolore fisico e mentale, in Rivera, perché tutti abbiamo un nostro Rivera, che può essere o meno una persona, ma più spesso è un sogno o un'idea. 

E nonostante tutto questo lei diceva questo:





Alla fine della mostra, c'era un tabellone con mosaici rotanti: a fronte un dipinto di Frida, sul retro di ogni tassello una sua citazione. Abbiamo fatto un gioco, ognuna di noi girava una tessera alla cieca e faceva sua la frase sul retro. A me è capitata questa:







Vostra e sciagattante,

Platypus 

venerdì 16 maggio 2014

Hope, at last

Le settimane orribili finiscono e ne iniziano altre, meno faticose, meno orribili, ma ovviamente con un tempo meteorologico di merda. Ma io sono un ornitorinco ottimista, non mi arrendo e vado avanti, con i capelli che si muovono al vento e, di conseguenza, somigliando a un clown emo. 

Ieri mattina sono arrivata in università con un attitudine zen, ripetendo il mio mantra: oggi sarà una bella giornata, oggi sarà una bella giornata. Non aveva importanza l'essermi svegliata dando una testata al muro, l'aver rischiato l'impiccagione con la sciarpa. Doveva essere una bella giornata. Incredibilmente così è stato. Fino alle 12.00.

Già  mettere le lezioni dalle 12.00 alle 14.00 è un serio attentato a qualsiasi diritto umano. Il primo problema fondamentale è sull'orario del pranzo. Applicare la prassi ospedaliera e mangiare alle 11.30, o mangiare alle 14.30, mandando a quel paese tutti gli orari dei tre pasti successivi? l dubbio mi attanaglia e nelle ultime settimane sto facendo il doppio pranzo, un po' come la doppia colazione degli hobbit. I miei pingui cosciotti ringraziano. 

Ma il mio buon umore non poteva essere scalfito da inezie come il cibo. Io ero più forte, io stavo per raggiungere il Nirvana e neanche la professoressa tanto amante de Il Zoom sarebbe riuscita a portarmi via la mia beatitudine. Avevo deciso che avrei passato la giornata con un sorriso disarmante, pronta a testimoniare che il mondo non può fare così tanto schifo. 

Io e la mia amica G. prendiamo simpaticamente posto. Attacchiamo i pc, perché noi siamo gente tecnologica. Il fatto che il mio decida autonomamente di riavviarsi perché ne ha voglia non mi turba. Il mio net book è un bimbo speciale e io gli voglio bene anche per questo.
L'aula è gremita, siamo in due corsi di laurea a seguire queste lezioni. 

Accanto a me e G. prendono posto due ragazze. Ma io sono persa nella contemplazione del mio computer, che non solo ha deciso di funzionare, ma mi sta effettivamente aprendo il programma di cui ho bisogno per la lezione, portandomi a livelli di commozione di quelli rari.

La professoressa entra e poi sparisce in una nuvola di fumo, lasciando al suo posto l'assistente, che ha solo voglia di piangere e che a un quarto della lezione non avrà più voce, cominciando quindi a esprimersi come Darth Vader. Fino a scoprire un microfono. 

La dottoranda/ricercatrice/assistente si sgola spiegando come far funzionare il bizzoso programma. Nel mio orecchio destro cominciano a infilarsi fastidiosi squittii.

-Cioè zì, ma funziona così? Zì, ma sei sicura?
Un piccolo tic mi parte all'angolo della bocca. Cerco di isolarmi e provo a immergermi in un bagno caldo mentale, pensando a cuccioli pelucchiosi e a Joseph Gordon Levitt. Il metodo sembra funzionare.

Eccomi, sono su un prato, gioco con i cuccioli puciosi, Joseph Gordon Levitt si avvicina, mi sorride, apre la bocca e dice:

-Certo che zì stamo un pezzo avanti noi, se o potemo fà un selfie? Che dici zì? Lo metto su instagram e ci scrivo che siamo le mejo zì.

Al tic all'angolo della bocca, si aggiunge quello dell'occhio.




Tutta la lezione continua così. A un certo punto mollo gli appunti e mi metto a scrivere insulti sul quaderno. G. mi esorta alla calma, io cerco un fucile su E-bay. Le mie orecchie vengono perforate da "zì...zì...zì" a intervalli costanti. Il fucile mi costerebbe troppo. Al limite della sopportazione, finalmente la lezione finisce.

Sulle panchine, al sole. Si potrebbe fare un dipinto della deposizione. Attorno a me alle mie amiche gente felice che si laurea. Maledetti, tutti. Nuvole passano davanti al sole, tutto è grigio, tutto è noia.

-Sai D., Platypus oggi ha rischiato di fare una strage.
-Dici G.?
-Già. 
-Non so cosa mi abbia trattenuto. Spero che questa cosa mi abbia almeno migliorato il karma, ma ho bisogno di un segno, di un qualcosa che mi dica che ho fatto la cosa giusta a non spillare la bocca a quelle ragazze.

Dopo mezz'ora, mentre guardo rancorosa i neo laureati, si avvicina una ragazza. Ha un vassoio in mano e una corona d'alloro in testa. 

-Ragazze qualcuna di voi vuole un dolcetto? 
Tutte le mie amiche negano e io, memore del simpatico pranzo alle 11.30, accetto.
-Ecco brava, lei è coraggiosa, tutti a dirmi di no. Ma  la gente non ci pensa proprio a costruirsi un buon karma?

Le nubi si squarciano, un raggio di sole illumina la ragazza, partono dei cori angelici, io rimango a guardarla con gli occhi spalancati, ch'ogni lingua deven tremando muta. Mentre la ragazza si allontana, io rimango lì folgorata.




Spring me lo dice:
-Hai avuto il tuo segno.

Vostra e sciagattante, 

Platypus

mercoledì 14 maggio 2014

Ma tutto questo Google lo sa.

Google si è fatto un'idea precisa di me. Non giudica, per carità, ma lui SA. E lui mi guarda, studia e propone. 

Non mi ricordo a che punto sia caduto il velo di Maya. Ovvero quando ho scoperto che Google personalizzava le pubblicità secondo un preciso algoritmo, che coinvolge le ricerche google e i siti più visitati. Fino ad allora avevo vissuto nella più beata ignoranza, stupida come un'accetta. Bella così la vita. 

Poi la scoperta. 

Per una "giovane donna" (come mi chiamano le amiche di madre da un po' di tempo a questa parte, nonostante io mi senta ancora una ragazzetta), è difficile ammettere che di quello che gli altri pensano di me me ne importa e parecchio. Così ho delle passioni segrete, fisse e fobie inenarrabili, che in realtà narro su questo blog. 

Ma Google lo sa. 
E, discretamente, rinfaccia e indirizza. 

Nelle ultime due settimane, mi sono capitate nell'ordine pubblicità di:

  • Zara, H&M e Zalando
  • Kiko, Sephora
  • Costumi da bagno
  • Un sito che vende tubanti e parrucche
  • Diete estive e invernali
  • Viaggi studio
  • Apertura delle selezioni per diventare hostess di svariate compagnie aeree (Fly Emirates in testa)
  • Chirurgia plastica per aumentare l'altezza
  • Borse di studio per improbabili master e corsi di laurea
  • Amazon e librerie on line varie
  • Siti di mobili di antiquariato
  • Siti di fai da te
  • Prodotti d'erboristeria energizzanti e per aumentare la concentrazione
  • Mostre feline in giro per l'Italia
  • Corsi di russo, giapponese, cinese
  • Ristoranti. Tanti ristoranti.
  • Spa e centri benessere
  • Pesticidi 
  • App di giochi di ruolo e di dress up
  • Manga e anime

Tirando le somme, cosa sa Google di me?
Che mi piacciono i vestiti e i trucchi. Che non disdegno una buona cena e mi piace essere coccolata, ma che per questo ho bisogno di diete costanti. Ho una serie di hobby creativi e mi piacciono le cose belle. Sono ossessionata dai gatti, dal Giappone. Ho voglia di imparare nuove lingue e mi piace leggere. Ho il sogno di fare l'assistente di volo, ma non sono abbastanza alta per farlo. 
Ho il terrore di insetti e roditori. 

Pensavo peggio. Molto peggio.

Vostra, sciagattante e messa a nudo da Google,

Platypus

lunedì 12 maggio 2014

Ricordi sparsi



Quando ero molto piccola, io, Madre e Sorella eravamo il profumo Petits e mamans.
Quando ero bambina, Madre era un profumo di Nivea e Dune di Christian Dior. Specialmente il viso.

Aveva sempre le guance morbide e abbronzate, guance che baciavo ogni volta che andava a lavoro e che tornava alla sera. 

Madre è stata una di quelle Madri reputate degeneri dalla generazione precedente, perché a cinque mesi ha cominciato a mandarmi al nido, a undici anni in colonia estiva per due settimane e se i compiti erano in disordine me li faceva rifare.

Fino agli undici anni io e Sorella avevamo un grambiulino da mettere a casa, mentre giocavamo e studiavamo. Per rimanere in ordine e non ridurre i vestiti a stracci.
L'ordine era importante. Avevamo i capelli ricci, tutte e tre. Per stare in ordine, io, Madre e Sorella avevamo i capelli cortissimi, alla maschietto. 

A volte Madre indulgeva in piaceri peccaminosi come vestirci uguali o complementari. Per tenerci buone ci faceva fare lunghi bagnetti assieme, con il caldo bagno acceso, mentre lei correggeva i compiti degli alunni in bagno, sul bancoscuola. 

Cominciava a portarci al mare ad aprile, mettendoci svariati strati di crema e dicendo di stare un po' con la faccia verso il sole, perché eravamo troppo bianche. Ad aprile io e Sorella sfoggiavamo già un'orgogliosa abbronzatura da muratore, perché sulla spiaggia potevamo cominciare a stare in costume solo da maggio.
In macchina per andare al mare, fino ai dieci anni non avevamo il permesso di sederci davanti. Sul sedile posteriore io e Sorella facevamo le capriole, giocavamo e litigavamo. Madre guidava e, alla bisogna e ai semafori, si girava per dirimere contese e minacciare di tornare subito a casa se non la smettevamo. Smettevamo quasi sempre.

Madre è sempre stata volitiva e forte. Stoica e bellissima.

A dodici anni io e Sorella abbiamo cominciato a contestare Madre. "Somigli a tua madre" era un'offesa che andava lavata nel sangue. La guerra si è protratta fino ai diciotto. 

Da allora il "Somigli a tua Madre" è un complimento capace di cambiarmi la giornata.


venerdì 9 maggio 2014

Il colpo di grazia

Ci sono settimane che vedi arrivare da lontano e già pensi che no, non vadano affatto bene. Le temi e quando arrivano... quando arrivano...

Vorrei poter dire qualche frase da film o serie tv americana, tipo " E alla fine pensi che era più la paura, l'esperienza non è stata così terribile". 

Vorrei, vi giuro.

Ma niente, anzi "gnente" come urla la mia dirimpettaia al marito.

Pessima. pessima, pessima.

Una settimana che è un tour de force. 

Sapevo che avrei dovuto studiare e che il sonno sarebbe stato sopravvalutato. 
Sapevo che un corso alle 8.00 del mattino mi avrebbe devastato.
Sapevo che avrei vissuto nel disordine.
Sapevo che seguire una parvenza di dieta regolare sarebbe stato virtualmente impossibile.


Ero preparata, giuro. 
Una sola cosa non avevo messo in conto.

Lezione, professoressa che ci spiega l'utilizzo di un software. Aveva iniziato dicendo che era open sUrs. Pronunciato così, giuro. Ma io sono forte e ho stoicamente pensato fosse una svista. E poi...


"Questo è il zoom".

Il zoom.


IL zoom.



IL. ZOOM.



Non si può vivere così. 

Quanto vorrei che domani fosse domenica.

Una vostra, sciagattante e stanchissima

Platypus

sabato 3 maggio 2014

Under my ombrella (ellah-ellah)

Un mesetto fa ho comprato un ombrello.
Per gente come me, comprarsi un ombrello significa farsi violenza. Io giro con in borsa le cose più assurde (per esempio in questo momento nella mia borsa abitano un pacchetto di filtri, svariati accendini, un pacchetto di cerotti, sapone per le mani e una spillatrice), ma cose seriamente utili, nessunaq. Non ho mai con me fazzolettini o, appunto, l'ombrello. Quando piove ho ormai brevettato i miei sciarponi a fare da copertura, stile velo islamico. 
La soluzione non è ovviamente applicabile in casi di pioggia torrenziale e/o ti capelli appena lavati. il look da barboncino alla toelettatura su di me non funziona. Allora mi sono fatta forza, sono entrata dal mio cinese di fiducia e ho comprato un ombrello. Essendo anche un po' spilorcia negli acquisti che, prevedibilmente, mi verranno fregati, ho scelto uno dei più economici. Un orrore turchese e argentato che ve lo raccomando. 

Più tardi quel giorno ha ripreso a piovere. Ho aperto il mio ultimo fiammeggiante acquisto. Si è aperto. Al contrario. Perfettamente concavo, ideale per raccogliere l'acqua piovana. Un po' meno utile per ripararsi dalla pioggia. Rabbia, rancore, odio e la declinazione completa del calendario. Voglia di andare a protestare dal cinese. Ricordarsi che lo stesso cinese mi stava per vendere un martello con delle sospette macchie color ruggine. Desistere. Ipotesi di comprare un altro ombrello. Risate, grasse risate al pensiero di spendere altri soldi.

Alla fine, dato che almeno lo stato di homo habilis credo di averlo raggiunto, ho provato a rigirare l'ombrello manualmente, ha funzionato. Mi sono tenuta l'ombrello. 

Da allora, ogni volta che ha piovuto, la mia routine è stata: uscire, aprire l'ombrello, sospirare, rigirarlo e andare per la mia strada.

Ieri sera sono uscita, in gondola, praticamente. Gli ombrelli si abbandonavano all'ingresso del locale. All'uscita la sorpresa: tra tanti ombrelli, quello che si erano allegramente fregati era il mio orrore cinese. La legge degli ombrelli nei posti pubblici è conosciuta in tutto il mondo: se ti fregano l'ombrello all'uscita di un locale, tu ne prendi un altro random. Cosa che io ho fatto, sperando di non peggiorare (troppo) il mio  (già pessimo) karma. 

Poco più avanti, passiamo vicino ad un'aiuola. Una macchia argentata e turchese attira la mia attenzione. Ma... è o non è... si, è. 

L'incauto ladro di ombrelli aveva evidentemente aperto il mio obbrobrio che aveva eseguito il suo trucco preferito, ovvero il trasformarsi in un contenitore di acqua. Il ladro si sarà reso conto del pessimo affare e, in un momento di rabbia, l'ha buttato via. Ed eccolo adesso lì, sul mio cammino.   Con l'ombrello nuovo in mano l'ho guardato. Turchese e argento contro un sobrio celestino. Un ombrello normale contro uno con velleità da secchio. 



Ho lasciato l'ombrello turchese nell'aiuola e mi sono riappropriata del mio. 

In macchina, mentre i miei amici cercavano di convertire gli altri guidatori a suon di benedizioni e di Radio Maria sparato a palla, qualcuno mi ha fatto toc toc nel cervello.

-Si?
-Ciao Platypus.
-Ciao Rational Platypus, d'ora in poi RP.
-Mi devi spiegare una cosa.
-Cosa?
-Perché te lo sei ripreso. No, seriamente. Avevamo la possibilità di tornare a casa con un ombrello normale, un ombrello che non devi bestemmiare ogni tre per due. E tu, tu ti sei ripresa quell'obbrobrio.
- Non ci sono riuscita a lasciarlo lì.
-Perché, giustamente, è nella tua famiglia da generazioni, lo usava la tua trisnonna. Sei scema? Lo hai da un mese! Appena! L'unica spiegazione è che mentre ero distratta i tuoi neuroni abbiano fatto i lemming e si siano buttati giù da una scogliera.
-In realtà...
-In realtà?
-In realtà questo ombrello mi ha fatto pensare a me.
-Ohsignore.
-Si tratta di un ombrello un po' particolare, ha delle stranezze, però se ti metti a sistemarlo con pazienza funziona. Serve solo voglia di dedicargli tempo e affetto. Bisogna capirlo. Trovare qualcuno che ne abbia voglia è raro, tutti vogliono tutto e subito e si basano sulla prima impressione, ovvero che sia un ombrello strano e che vada buttato via. Eppure è un ombrello come tutti, solo che ha bisogno di un po' per essere pronto.
-Ti sei appena paragonata ad un ombrello.
-Si.
-Comprato dai cinesi.
-Si.
-Soffri chiaramente di deprivazione da sonno. Oppure over sensitive Platypus ha preso il sopravvento. oppure sei impazzita.


Ho un ombrello turchese e argentato che si apre al contrario. Ed eccovi una gif di David Gandy in bermuda che fa il simpatico, giusto per gradire.




Vostra e sciagattante,

Platypus

giovedì 1 maggio 2014

Da grande voglio fare la principessa del Galles

Sono stata cresciuta con la convinzione che una donna debba essere indipendente, lavorare da sola per mantenersi, che non si deve avere per forza un uomo al proprio fianco. Ma, nello stesso momento, sono stata cresciuta in un overload di informazioni sulla famiglia reale inglese.

A casa mia il funerale di Diana è stato visto in diretta e registrato in VHS, con Madre e Sorella che ogni tanto se lo rivedevano per farsi un piantino. Grandi sospironi, lacrimoni al pensiero di "quei poveri, poveri ragazzi che hanno perso la mamma e portano un peso così grande sulle spalle". I due poveri poveri ragazzi, uno biondo e uno rosso. 



A questa passione estremamente da luogo comune e femminile per la famiglia reale, aggiungiamo pure il fatto che Padre aveva passato i primi tre anni della mia esistenza a fare la spola tra Londra e l'Italia, quindi ogni volta arrivava con tutto il suo carico di storie e pettegolezzi. 

Gli anni passavano, i pargoli reali crescevano e anche io e Sorella. I due ragazzi, man mano che diventavano grandi, mostravano due caratteri diversi, anni di storie costellate dagli scandali di Henry: la prima canna, le prime corna alla ragazza, la promozione ad Eton con una D, la prima festa in maschera, le scuse per il costume mancanti di destinatari e poi il glorioso viaggio a Las Vegas. Nel frattempo William, che da ragazzo era il più carino, fa una vita relativamente noiosa, si fa impalmare da Kate Middleton (galeotta fu la sfilata in abito trasparente), fa un matrimonio da sogno, e spela inesorabilmente, col viso sempre più cavallino, sempre meno Diana e sempre più Carlo. Ci regala un principino del quale Sorella si è innamorata e colleziona gif, come queste:


William spela. Henry fiorisce, ogni tanto sembra pure mettere la testa a posto. E diventa bello. Molto bello. 

-Sorella se tu potessi sposare uno dei nostri due Windsor preferiti, chi sposeresti?
-Williamo per fare la regina.
-Si, ma ok, è sposato. E poi vuoi mettere tutta la pressione, l'essere perfetta, il peso della corona? E poi William è calvo.
-Si, ma Harry non si tiene una ragazza per più di un paio d'anni e sono tutte ereditiere alte e bionde.
-Io spero.
-E poi è rosso. E sta con Cressida.
-Che nome di merda.
-Che poi no, per quale scherzo del destino noi non possiamo essere nate al posto di Eugenia e Beatrice? Saremmo state certamente più belle ed eleganti.
-E avremmo indossati cappellini meno schifosi.
-Giusto.
[sospiro all'unisono]
-Un modo per far parte della famiglia reale inglese lo abbiamo, però sorella.
-Ovvero?
-Sforna una marmocchietta entro tre anni, in modo che si trovi al college col piccolo George. Noi investiamo tutto nella sua educazione, la facciamo diventare un Maergary Tyrell, che tu non sai chi sia perché ovviamente non guardi Game of Thrones e mi chiedo come tu faccia a essere mia sorella. Sforni questa marmocchietta dicevo, la facciamo sporare con Georgie e ci compriamo un bel titolo reale, tipo tu saresti la Royal Mother in Law, io sarei la Royal Aunty.
-Ma...
-E poi al mommento dell'incoronazione io sostituisco il Koh-i-noor e scappo, sciao belli!
-...
-...
- Potrebbe funzionare.


Brother love

I miei sogni romantici con Harry si erano così limitati a sporadici apprezzamenti sul suo fisico e sul suo sangue blu, mentre stalkeravo senza neanche troppa moderazione la famiglia reale inglese e mettevo pressione a Sorella perché si sbrigasse a produrre la piccola Platypus Vittoria (condizione indispensabile era che avesse il mio nome). 

E poi ieri sera ho saputo: Harry ha mollato Cressida, che certamente non lo avrebbe mai amato quanto sarei capace di amarlo io. Che poi se vogliamo dirla tutta, Cressida è la sorella della tipa per cui William mollò brevemente Kate, quindi non sarebbe stato il massimo durante le riunioni di famiglia. Me la vedo Kate, che sorride, taglia il filetto e chiede:
-Allora Cressida, come sta quella baldraccona di tua sorella? La sifilide è in fase latente o è già scoppiata?
-Oh Kate, come sei simpatica! Ci si potrebbe quasi scordare che hai fatto la tua fortuna sulle forchette di plastica e su un anno sabbatico ad hoc per finire al St Andrew con William! A proposito, come sta Pippa? Riceve ancora offerte da capogiro per girare film porno?
- Ahah, mia sorella sta bene. Deriverà dal fatto che non siamo l'orgogliosa prole di chi per secoli si è sposato tra cugini.

E a questo punto la Regina smatterebbe e sguinzaglierebbe i corgie.

Ma adesso bando alle ciance. C'è molto da fare. 
Da dove si comincia per accalappiare un reale?

Vostra sciagattante, reale e maestora (sic)

Platypus
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.