Nonmai pensato avrei fatto l'insegnate. Non sono brava. La conferma l'ho avuta quando ho dovuto gestire l'Italian Movie Night da sola.
Arrivo, infilo
il film nel lettore dvd, 15 minuti di trailer che non si possono saltare. Va
bene, aspetteremo, sono anche arrivata in anticipo. Classe piena. I trailer
finiscono. Prima di iniziare, vedo che sono tutti al cellulare. Un ragazzo è in
pigiama. Parlano, urlano e scherzano. Mi schiarisco la voce. Silenzio. Posso
decidere di fare l’arcigna o quella a cui non frega nulla. Decido per una via
di mezzo, la cool TA.
-Ragazzi, stiamo
per iniziare. Mi è stato detto che devo segnare i nomi di chi usa il cellulare
e disturba, ma non fatemelo fare, ok?
Premo play, il
film inizia e non ci sono i sottotitoli in inglese. Non si può tornare al menù.
Sono costretta a togliere e rimettere il dvd, altri 15 minuti di trailer e
ovviamente tutto il prezioso briciolo di credulità che avevo accumulato si è
disperso. Durante il film qualcuno usava il cellulare e un paio di persone
dormivano. Tra cui quello in pigiama che era evidentemente arrivato preparato.
In una ipotetica
catena alimentare, sono sotto i broccoli e gli operatori della TIM.
Ma non a questo
ci ha chiamato il Signore, e quindi mi sono lanciata nel giorno successivo, con
tutto l’entusiasmo che potessi raggranellare. E con varie missioni: evitare
l’epidemia di congiuntivite, l’epidemia di bronchite, finire la tesi e cambiare
un ragazzo.
Il ragazzo in
questione è il mio vicino durante il corso sulla guerra civile. È dall’inizio
delle lezioni che, porello, ha un raffreddore di quelli rari. Ma fate scemare
la vostra compassione: l’uso dei fazzoletti gli è sconosciuto, quindi il naso
va rigorosamente tamponato con la manica, il dorso della mano o si tira su
tutto con una potenza d’aspirata da far invidia ai peggiori cocainomani.
Scene che mi
fanno uno schifo raro. Allora ieri ho giocato d’anticipo. A inizio lezione ho
piazzato sul mio banco un pacchetto di fazzoletti, pronta a essere passive
aggressive se necessario. Anche a eliminare il passive sbattendogli la testa
sul tavolo.
Alla prima
tirata su col naso, mi giro, tap tap sulla spalla, sorrido e gli porgo il
pacchetto. Lui risponde no grazie. Decido di non condannarlo, magari non ha mai
visto i fazzoletti confezionati in questa maniera. Alla sua successiva tirata
su col naso, in maniera molto plateale, estraggo un fazzoletto, lo spiego e
faccio una bella soffiata energica, seguita da un respiro profondo scevro da
muchi che esprimeva tutto il mio benessere.
I risultati non
si fanno attendere. Cinque minuti dopo, tap tap sulla mia spalla e Joe mi
chiede se può avere “one of this”. Dentro di me parte la samba, mi sento la
Montessori, Anna dei Miracoli che ha insegnato a Helen Keller a dire Agua, Don
Milani. Gli porgo il pacchetto e non sa estrarre il fazzoletto, ha bisogno di
una mano. Sorrido e lo tiro fuori io per lui, del resto anche la Keller aveva
detto Agua e non Acqua al primo tentativo. Orgogliosa, lo guardo che spiega il
fazzoletto. È un piccolo passo per uno studente, ma un grande passo per
l’america tutta. Il fazzoletto è spiegato. È nella sua mano destra. Sto
raggiungendo livelli di beatitudine e illuminazione rari.
Usa il
fazzoletto per tamponare l’inchiostro in eccesso.
Col il braccio
sinistro si strofina il naso.
Barbari.
E poi oggi sono inciampata in un vero esempio di insegnamento attivo.
Durante la
lezione dell’una, affettuosamente chiamata la fossa dei leoni o la trincea, uno degli studenti intratteneva un gruppo. Facendo la vaga, mi sono
avvicinata a origliare, perché tanta concentrazione e attenzione in quella
sezione dello zoo non era stata mai rilevata.
-So, how do you say it, ?
-Ciola. You say it ciola.
-the spelling?
-So, c-i-o-l-a, and you don’t pronounce it siola, but
ciola, it’s easy. It’s the same sound you make to say ciao.
Dopo cinque
minuti tutto il gruppetto era in grado di scrivere e pronunciare correttamente
la parola. Il ragazzo ha doti nell’insegnamento, anche più di me. Poi si sono
accorti che me la ridevo e hanno smesso, ma devo ammettere, bravi. La fonetica
dell’italiano si potrebbe insegnare con le parolacce vista la prontezza con cui
compitavano e si applicavano.
It's a mad world.
Vostra e sciagattante,
Platypus