La befana si porta via tutte le feste ed io,piccola scrivana pugliese, a lume di candela lampada, mi dedico allo studio e alla lettura. Approfittando della vasta libreria di casa e della comoda poltrona Ikea, che ha ormai un'impronta del mio sedere che manco la Hall of Fame ad Hollywood, mi sto dedicando ad un'orgia di letture, un piacere voluttuoso che ruba tempo allo studio, ma capita.
Dal primo gennaio sono a quota tre libri letti, di varie lunghezze e che hanno avuto un vario eco nella mia psiche.
Il primo fortunato è Il gioco di Ripper di Isabel Allende. In passato io ho adorato tutti i suoi libri, Paula in testa, sia i romanzi classici che la trilogia dedicata ai ragazzi. Continuando con le letture, però, ci si accorge perfettamente del pattern che emerge in ognuna delle sue storie, con personaggi principali problematici, con genitori assenti e figure di nonni che suppliscono, amori passionali che accendono i sensi, predestinazione astrale degli amanti. Il pattern viene meno in Zorro (che infatti ho molto apprezzato). Ci sarebbe stato da sperare che venisse meno anche per Il gioco di Ripper, dato che si tratta di un giallo, ma Nein, questo non accade. Godibile, carino, ma non mi ha dato molto.
Secondo libro dell'anno La rivincita di Gemma, di Libba Bray. La spiegazione del perché questo libro è semplice: in giovinezza [sic] ho letto i primi due libri della trilogia e dovevo sapere come sarebbe andata a finire. Non per una particolare passione, quanto per curiosità. Il libro è carino, ma si dilunga troppo. A sedici anni l'avrei adorato.
The third is the charm: Le braci, di Sàndor Màrai. Si tratta chiaramente della scoperta dell'acqua calda, ma si tratta di un libro che ho inseguito per mezza Italia. Dopo aver letto La donna giusta, passatomi da C. (sempre tu sia lodata), avevo inserito Le Braci nella mia lista di libri da leggere. Lista che rimane invariabilmente a casa quando vado in libreria. O che mi porto dietro, ma quando questo succede, di solito il libro non è presente né sugli scaffali, né in magazzino. Alla fine in queste vacanze sono riuscita nel criminoso intento, conquistando la mia personalissima e già orecchiata copia.
L'anatomia della psiche dei personaggi è precisa ed impietosa, l'ambientazione per quanto non descritta è lì: un cupo castello ungherese, inizio Novecento, abitato da ricordi più che da persone. Protagonisti due anziani, amici in gioventù che si rivedono dopo quarantun anni. Si incontrano, ma sono ancora amici, cosa è successo il giorno della partenza di Konrad? La storia si disvela nelle parole, nelle pause, nella scoperta stessa di cosa sia l'amicizia e cosa definisca il suo tradimento, semplicemente Cherchez la femme o qualcosa in più?
Sono rimasta a leggerlo tutta la notte. Infatti stamattina sembravo veramente la Befana, con contorno di battute da parte di tutta la mia famiglia.
Ma io conosco la causa delle mie occhiaie e dei miei capelli elettrizzati. Ho una dipendenza e non voglio fare assolutamente nulla per combatterla.
Vostra e sciagattante,
Platypus
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