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mercoledì 29 gennaio 2014

Noi tre

Quando Snoopy è felice balla, agita le zampine e travolge Lucy ed il suo malumore, le schiocca un bacio e continua la sua danza sfrenata. A me piacerebbe danzare in maniera sfrenata, ma mi limito ad esprimere la mia felicità con la contemplazione e con quello che mia sorella chiama "un sorriso da ebete". Quando contemplo, di solito C. mi guarda e mi chiede se io stia bene. 


Finalmente oggi sono riuscita a vedermi con E. e A., tutte e tre assieme,  una cosa che non riuscivamo a far capitare da luglio. Dalla mia laurea, per dire. Troppo tempo. Così tanto tempo che avevo l'ansia, in macchina ero un ornitorinco muto e aggrappato alla cintura, perché io sono così, mi agito. Avevo addosso una paura folle. E se non funzioniamo più? E se siamo cambiate a bestia e non abbiamo più nulla da dirci? E se mi fossi dimenticata che ci vogliamo bene con tutte le nostre particolarità e adesso le trovassi intollerabili? E se la smettessi di farmi tutti questi problemi?
Per la prima mezz'ora tutte e tre riunite sono stata in silenzio, a metabolizzare, noi tre, assieme, di nuovo, a confonderci i pensieri e rubarci le parole. Nell'abbraccio di gruppo saltato mica ero io che saltavo, era il mio stomaco che si intrecciava e si chiudeva, temevo di trovare qualcosa di unheimlich, invece tutto lì, tutto come doveva essere.

Tutto perfetto. E. che ci racconta del prossimo progetto, ovvero farsi rossa, A. che racconta di amici esami e della pupa a cui fa da tata, io che aggiorno sulle mie ultime figuracce, capirsi e ricordarsi con frasi a mezza bocca e sguardi. Noi tre.

Che detta così, sembra ci conosciamo da una vita. In realtà sono appena due anni. Come tutte le volte in cui non ci vediamo da un po', si è ricordato delle prime volte che ci siamo riconosciute nelle aule e nei corridoi dell'università. Un racconto che, come tutti i racconti importanti, è ormai diventato mito, o meglio, fiaba della buonanotte, perché come delle bambine siamo fissate su dettagli. Dettagli che ormai sappiamo a memoria, ma che ci piace sentirci ripetere. La camicia a quadri celesti di E., le sigarette sulle scale d'emergenza di A., i miei capelli cortissimi. Tutte queste piccole cose, così rassicuranti nell'essersi tatuate nella nostra storia.
E mentre ricordavamo e raccontavamo, A. ed E. si sono commosse, ma commosse veramente, fino alle lacrime, roba che il cameriere avrà pensato ci si fosse commosse per le fettuccine ai funghi e avrà pensato "Ma guarda che cojone". E mentre le mie amiche si commuovevano, io me ne stavo in silenzio a covarle con lo sguardo, senza dire niente, perché dire le cose importanti a voce non mi riesce, mi partono anche, me le sento salire, ma arrivano, sbattono contro i denti e poi "nah", e se ne tornano da dove sono venute. Sono riuscita a dire alle mie bimbe quello che avevo nel cuore solo una volta. L'anno scorso, sagra del vino, intorno alle due di notte, dopo esserci bevute due cantine, ecco che le guardo e dico "Vi voglio bene". E loro due scoppiano a ridere. Ma forte. Che diciamocelo, non è incoraggiante nell'espressione dei sentimenti.

 -Perché io pensavo che fare nuove amicizie dopo il liceo fosse impossibile, sono cresciuta con gli amici delle elementari e sono sempre statti quelli...poi a vent'anni sei più sgamata, riconosci prima i difetti...
-Ed è per quello che quando ti fai amici più in là che gli vuoi più bene: nonostante tutti i difetti.

Le guardavo le mie amiche ed ho notato che qualcosa era effettivamente cambiato. Noi. Per tutte e tre sono stati due anni importanti, tra ragazzi storici che diventano storia vecchia, studio, stanchezza, bisogno di staccare da tutti e il cominciare a pensare a un dopo universitario. In qualche modo, a fasi alterne, con telefonate fiume o messaggi lampo, ci siamo state, le une per le altre. Se due anni fa la nostra maggiore preoccupazione era uscire al momento della pausa della lezione per fumare una sigaretta e finire per non rientrare, stravaccate sul pratone, contendendoci un triangolo di sole con altri studenti, adesso ecco che, sbam, un'età più adulta è piombata su di noi. Adesso lavoriamo, chi più chi meno, studiamo e ci arrabbatiamo, più serie e più sfarfallone contemporaneamente.

A quel tavolo non eravamo più le stesse persone di due anni fa. E nonostante tutto, andava bene così.

Alla prossima serata etilica lo ripeterò, alle mie bimbe, lo ripeterò che voglio loro un gran bene.

Vostra sciagattante, felice e commossa,

Platypus





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