Per essere strani serve talento naturale ma anche abnegazione. Si tratta di un esercizio costante, da questi talenti derivano grandi responsabilità.
Io, infatti, ho tipo passato la domenica sera a guardare e applicare tutorial su come fare turbanti con sciarpe e foulard. E a mandare foto ai miei amici e genitori, che a un certo mi hanno anche chiesto di smetterla, perché dovrebbe tendenzialmente esserci un limite a tutto. Ma i turbanti saranno la svolta della mia primavera estate 2014, perché se non ci si possono permettere i cappelli alla Ascott, bisogna comunque trovare una scappatoia. I miei amici sono già stati rassicurati, hanno il permesso di fingere di non conoscermi quando girerò con il mio turbantino hand made.
Però a quanto pare sono stata fonte di grande ilarità, tanto più che mi hanno fatto notare che se continuo a chiedere loro di regalarmi un pony per il compleanno, con turbante e baffi finti avanzati da Carnevale, potrei fare il Re Magio universitario, che al posto di oro, incenso e mirra, porta taralli, focaccia e Peroni. Sostanzialmente hanno sintetizzato le mie aspirazioni di vita, quindi i turbanti, prima in forse, diventeranno parte integrante del mio modus vestendi.
Gli unici a non ringraziarmi per questa forma di intrattenimento sono stati i miei genitori ("Marito, te l'avevo detto che quei frutti di mare crudi mangiati per sbaglio in gravidanza avrebbero avuto effetti") e i miei capelli che, coinvolti in tanto strofinio, hanno giustamente pensato che l'elettricità statica è cosa buona e giusta. Stamattina mi sono infatti trovata con un nido elettrico in cima al capo. Ad avere a disposizione della cipria bianca e degli ornamenti carini penso mi sarei dedicata alla creazione di un pouf alla Marie Antoinette.
Strano è bello, anche se non strettamente esteticamente parlando.
In realtà ci sono dei momenti in cui essere awkward si rivela problematico. Sabato sera, per esempio, ero a Trastevere. Mentre stazionavo beata, vedo avvicinarsi una mia amica. Comincio a fare la persona inquietante, ovvero a chiamarla con quel "pssss" nel quale sono specialisti tutti i vari maniaci. Niente, non mi sente. Al suo passaggio, la prendo per un braccio e, beata innocenza, le dico:
-Bella ciao! Certo che puoi rispondere quando ti chiamo, cioè, mi stavo rimorchiando il tipo strano che camminava davanti a te!
-Ehm, ciao Platypus. Ti presento il mio amico Ciccio Cappuccio. il tipo strano.
Mentre sorridevo a tutti i denti e porgevo la mano destra, la mano sinistra era impegnata a cercare la simpatica vanga da borsetta per seppellirsi in caso di figure di questo calibro.
La morale della storia è solo questa:
"Strano è bello, anche se non strettamente esteticamente parlando."
RispondiEliminaLeggerti è un piacere!