Ci sono delle sere in cui nulla sembra girare. Ci sono delle sere in cui l'unica canzone che potrà mai descrivere come io mi senta è Dancing in the dark, del Boss. Perché sono stanca e annoiata di me stessa, non c'è un'anima disposta a darmi la scintilla per accendere un fuoco, mi guardo allo specchio e voglio cambiare i miei vestiti, la mia faccia, i miei capelli.
Ovviamente a farne le spese di solito sono i capelli. Senza pietà. Avevo deciso di smettere, ma i capelli rimangono l'unica cosa che si può cambiare nell'immediato. E di questi cambiamenti nell'immediato ci si può pentire. Ho provato a sostituire questo cambiamento con altri, per esempio il tipo di tabacco. O lo smalto sulle unghie. Ma niente, i capelli rimangono il più facile e rapido. E spesso dannosamente irreversibile.
Non sono nuova a questo tipo di sentimento. I miei capelli lo sanno e ne hanno fatto le spese varie volte. Con risultati non sempre apprezzabili. Anzi.
Dopo gli esami di maturità mi sono tagliata i capelli. Corti. Molto corti. Un centimetro. La parrucchiera non voleva, io la obbligai. E mentre i riccioli neri cadevano io mi immaginavo una Platypus con questo taglio corto e sbarazzino. Lo specchio rivelò quello che era lo stato reale delle cose, ovvero che i capelli molto corti non stanno molto bene su una ragazza con le spalle molto larghe. Fu uno shock.
Quando ero già all'università, quindi fuori sede e quindi cronicamente senza soldi, decisi che volevo una chioma rossa. Sarò bio, mi dissi, ed andai in erboristeria a comprare l'hennè. Nel bagno di C., lei passò tutto il pomeriggio a spennellarmi il capo e poi ad avvolgermi la testa nella carta stagnola. Da qualche parte dovrebbe esistere anche una foto di questo exploit. Il mio compito è trovarla e distruggerla.
"Uniamo l'utile al dilettevole, ci tingiamo i capelli e ci proteggiamo dagli alieni" |
Alla fine del pomeriggio le mani di C. erano rosse, il suo bagno odorava di hennè e yogurt, i miei capelli erano neri, come sempre. Neanche un riflessino. Nada de nada.
In seguito ci ho riprovato. Ma ho mandato a quel paese il bio e sono andata al supermercato a comprare una tinta. Essendo pazza, ma non completamente pazza, ho deciso di comprarne una specifica per capelli scuri, che non prevedesse la decolorazione. La decolorazione del capello mi spaventa. Temo di trovarmi in testa della paglia, che i riccioli svaniscano e via di seguito. Così esco dal supermercato con la mia bella tinta sottobraccio ("Che la vuoi la busta?", "No guardi, faccio senza") e questa volta decido di agire da sola. Nel mio bagno siamo io e la tinta. Rosso mogano non ti temo. Spennello e canto, metto in posa e poi vai con la meravigliosa cuffietta imbarazzante.
Le piastrelle del mio bagno alla fine erano effettivamente rosso mogano. Molto bello, molto lucenti, con tanti riflessi come prometteva lo slogan della confezione. I miei capelli erano ancora neri e puzzavano di chimico.
Ho flirtato anche con il pensiero di stirarmeli i capelli. Ci ho anche provato, sempre da sola. Una volta mi è rimasta la spazzola letteralmente incastrata tra le chiome. Quando sono riuscita a districare e a proseguire il lavoro, sembrava avessi in testa un gatto morto.
Se sono inabile, perché queste cose le faccio da sola? Perché è importante quel metterci del mio, lavorarci su con le mie mani, far arrivare al mio cervelletto da ornitorinco il messaggio che IO sto facendo concretamente qualcosa per cambiare. Fino a quando non riesco, mi agito, mi mordo la coda e cerco novità su novità. A volte mi prende anche un po' di frustrazione e piango.
Giovedì sera era una di queste sere. Come un ornitorinco feroce in gabbia mi agitavo, non aiutata dalla visione di Teorema di Pasolini. E poi non so francamente come, mi sono trovata a cercare metodi per fare i ricci afro. In un passato più roseo sarei rimasta nella mia beata ignoranza, ma Youtube ha cambiato tutto, con tutoriali praticamente su ogni cosa, anche su come usare l'apribarattoli (si esiste e non mi vergogno di ammettere che mi sono trovata nella situazione di utilizzarlo per poter mangiare).
Potrei farmi i capelli afro, il mio cervellino ha suggerito, quanto mai ci vorrà, poi i capelli sono già ricci, verranno sicuramente bene e saresti particolarissimi e fighissima.
Pochi minuti dopo ero davanti allo specchio che mi arrotolavo le ciocche bagnate attorno a pezzettini di carta igienica. Nelle successive due ore di arrotolamento di fiocchetti di carta tra i miei capelli, mi sono chiesta più volte perché stessi facendo quello che al liceo odiavo mi facessero, ovvero riempirmi la testa di pezzettini di carta. Alla fine della serata avevo la testa tonda ed infiocchettata. Mi sentivo il cavallo di Barbie, quello bianco che vendevano a metà degli anni '90, quello con la criniera che potevi pettinare ed acconciare. Sorvolando sul fatto che in natura non esistesse un cavallo bianco con gli zoccoli viola.
Secondo il tutorial, alla fine di questa operazione, dovevo andare a dormire. Ho obbedito alla signorina di Youtube.
Ieri mattina ho tolto i vari pezzetti. Avevo effettivamente la microphone head. No, non ero figa quanto avevo sognato. A un certo punto, grazie al cielo, mi sono ricordata che da qualche parte doveva esserci una scriminatura, un po' a destra. L'ho fortunatamente ritrovata e portata in salvo. Mi sentivo perfetta e diversa.
Ho cantato questa canzone tutta la mattina.
Ho mandato una foto dell'operato a Madre, che, convinta mi fossi tagliata i capelli, ha avuto un principio di infarto. Padre ha apprezzato, dicendo che gli ricordava la sua giovinezza. Non ho voluti indagare. I miei amici hanno detto più o meno tutti che stavo bene, con più o meno convinzione.
Poi ieri pomeriggio sono andata a trovare una mia amica e lei mi ha detto: "Ma che hai in testa? Un fiocco di carta igienica?". Ho fatto la vaga. Ieri sera all'aperitivo mi sentivo la più figa.
Poi siamo usciti dal locale. Pioveva. Il mio ombrello si è rotto. Mi sono stretta sotto un ombrello con un amico, ma era ormai troppo tardi. I miei ricci afro sono inesorabilmente scesi, vinti dalla gravità e dall'acqua.
-Caro F., io capisco che ad una festa di laurea,ma perché siamo le uniche anime che girano per San Lorenzo con il diluvio universale?
-Platypus, carissima, è che siamo elettori del PD, quindi poveri stronzi.
-Caro F., io capisco che ad una festa di laurea,ma perché siamo le uniche anime che girano per San Lorenzo con il diluvio universale?
-Platypus, carissima, è che siamo elettori del PD, quindi poveri stronzi.
Stamattina avevo i soliti capelli di sempre.
Sarà un lungo week end.
Vostra e sciagattante nelle pozzanghere romane,
Platypus
Sembra la storia della mia vita. Solo che io i capelli afro non li ho ancora mai provati, sarà che con i miei ricci sono scesa a compromessi solo da pochi anni e stiamo iniziando a piacerci... però una fotina potevi metterla no? ;-)
RispondiEliminasono contraria alla diffusione delle mie foto sul blog (per il momento). poi non è che siano durati molto, aihmè.
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