Stamattina ho dato il primo esame della magistrale, mettendo in pausa l'esaurimento che sempre mi prende in queste occasioni. Il mio problema è che in questa fase io faccio danni in tutti gli altri campi. Tipo che ieri ho cancellato per sbaglio tutti i post del blog. Li ho recuperati dalla copia cache, tutti meno uno, il povero disperso. Quindi se non ci sono più i vostri commenti, no, non sono una stronza, ma una povera cojona, perdonatemi.Esami a parte, guardo con ansia ed aspettativa al futuro, in quando cominciano ad affacciarsi delle belle opportunità. Per esempio questo fine settimana trascinerò la mia carcassa alla Fiera della Piccola e Media Editoria, a Roma. O un altro progetto con l'università, del quale parlerò (diffusamente) più avanti.
Per festeggiare la prima tappa, oggi pomeriggio shopping e caffè con le amiche. Lo shopping era natalizio, per i regali, perché meglio partire in anticipo per evitare il pienone nei negozi (illuse). Devo ammettere che il caffè è stata la parte migliore. Non solo per l'ottima compagnia, ma anche per gli argomenti.
In poche situazioni come davanti ad un caffè si può arrivare ad aprire cuore e mente. Non solo taglio e cucito, ma anche conversazioni profonde, bisogna dirlo. Quando questo accade tra due mie amiche che si sono appena conosciute, devo dirlo, mi sento molto realizzata.
-D., tu allora che progetti hai per il futuro?
-Non saprei.
-Io ho il piano marito ricco.
-Zitta Platypus.
-Io neanche quello.
-Raga, è inutile che io vi stia dicendo che sto scherzando.
-...
-...
-Bimbe, scherzavo veramente.
-Sinceramente è una cosa sulla quale io non riesco tanto a scherzare, perché sin da bambina mia madre mi ha inculcato il discorso dell'indipendenza in tutto.
-Anche la mia.
-Mi associo.
Da lì si è passate a parlare di femminismo, in un'atipica seduta di autocoscienza.
Il femminismo mi ha sempre affascinato, sin da bambina, quando la signora Banks di Mary Poppins distribuiva le fasce alle domestiche. Poi sono cresciuta, ho cominciato a documentarmi.
In Italia tutto bene fino a quando si è parlato dei diritti. L'utero è mio e me lo gestisco io, aborto, divorzio. Poi da lì mi sembra ci si sia un po' perse. da lì sono diventate questioni di principio, o meglio, ce la si è cantata e suonata da sole, soffermandosi su questioni di principio. Le donne non sono superiori agli uomini. Le donne non sono uguali agli uomini. Le donne sono diverse dagli uomini. Questa diversità non è però limitante: possiamo aspirare agli stessi ruoli, allo stesso trattamento. Il problema è che fino a quando ne parliamo tra noi donne non cambierà mai nulla. Bisogna parlare e farlo capire agli uomini. E ovviamente riparare alle immagini fuorvianti che viene data della donna, specialmente in un simpatico ultimo ventennio. Vai nuda in televisione e diventi famosa. Sei un bel faccino e ti candidiamo in politica.
A me l'idea di essere venduta come un pezzo di carne al mercato, beh, non mi entusiasma. Così come da bambina la corsia rosa dei giocattoli mi annoiava. E penso anche a tante bambine. Ci sono due simpatici video che girano sul web, pubblicità che invitano le bambine a giocare col meccano, a diventare ingegneri. Ben vengano, dico io.
Ma in Italia di queste cose si parla poco. Anche in famiglia. Specialmente ai ragazzi.
Io ragazza so quanto valgo. Ma se mi devo interfacciare con un universo maschile bloccato al secolo scorso, col binomio santa-puttana, mi serve a poco.
Certo, in Italia il dibattito femminista negli ultimi anni si è concentrato anche su questioni importanti. Tre anni fa partecipai alla manifestazione in Piazza del Popolo, "Se non ora quando?". Ricordo che mi fermai a parlare con una signora, avrà avuto settant'anni. Mi ha raccontato una vita di militanza, in piazza per tutte le lotte e per tutti i diritti. L'anno dopo la manifestazione mi è scaduta, quando ha cambiato il nome in "Se non le donne, chi?". Ma siamo sicuri che la soluzione del problema sia in noi? iamo sicure di non voler coinvolgere gli uomini in questa lotta?
Il problema è l'estremizzazione delle posizioni, essendo le donne le più critiche e dure nei confronti delle altre donne: se una donna vuole dedicarsi interamente alla famiglia, per me è libera di farlo. Si tratta delle libertà di scelta, si è lottato anche per questo. Allora perché viene derisa e considerata una poveretta? Se lei è felice, chi siamo noi per giudicarla?
Alla fine siamo giunte alla conclusione che le vere femministe sono le nostre madri, le nostre zie. Sono più radicali loro nel convincerci che non verrà nessun principe azzurro a salvarci. La salvezza la troviamo da sole, lavorando ed essendo indipendenti economicamente. La salvezza la si può trovare anche nella vocazione da angelo del focolare.
Le nostre madri sono più femministe delle femministe, quelle che si proclamano tali e si appendono a minuzie come l'abolizione del "signorina", che proclamano la libera scelta e danno addosso alle donne che hanno fatto dei fili la loro ragione di vita. Meglio mia madre che ha alternato lavoro e studio dai tredici anni. Meglio una qualsiasi madre che ha insegnato alle figlie che il loro cervello le porterà più lontano delle gambe. Meglio le madri che corrono tra lavoro e famiglia. Meglio le madri che litigano con i figli maschi perché vedono le donne come oggetti (creature quasi mitologiche, che però esistono, le ho viste).
Per festeggiare la prima tappa, oggi pomeriggio shopping e caffè con le amiche. Lo shopping era natalizio, per i regali, perché meglio partire in anticipo per evitare il pienone nei negozi (illuse). Devo ammettere che il caffè è stata la parte migliore. Non solo per l'ottima compagnia, ma anche per gli argomenti.
In poche situazioni come davanti ad un caffè si può arrivare ad aprire cuore e mente. Non solo taglio e cucito, ma anche conversazioni profonde, bisogna dirlo. Quando questo accade tra due mie amiche che si sono appena conosciute, devo dirlo, mi sento molto realizzata.
-D., tu allora che progetti hai per il futuro?
-Non saprei.
-Io ho il piano marito ricco.
-Zitta Platypus.
-Io neanche quello.
-Raga, è inutile che io vi stia dicendo che sto scherzando.
-...
-...
-Bimbe, scherzavo veramente.
-Sinceramente è una cosa sulla quale io non riesco tanto a scherzare, perché sin da bambina mia madre mi ha inculcato il discorso dell'indipendenza in tutto.
-Anche la mia.
-Mi associo.
Da lì si è passate a parlare di femminismo, in un'atipica seduta di autocoscienza.
Il femminismo mi ha sempre affascinato, sin da bambina, quando la signora Banks di Mary Poppins distribuiva le fasce alle domestiche. Poi sono cresciuta, ho cominciato a documentarmi.
In Italia tutto bene fino a quando si è parlato dei diritti. L'utero è mio e me lo gestisco io, aborto, divorzio. Poi da lì mi sembra ci si sia un po' perse. da lì sono diventate questioni di principio, o meglio, ce la si è cantata e suonata da sole, soffermandosi su questioni di principio. Le donne non sono superiori agli uomini. Le donne non sono uguali agli uomini. Le donne sono diverse dagli uomini. Questa diversità non è però limitante: possiamo aspirare agli stessi ruoli, allo stesso trattamento. Il problema è che fino a quando ne parliamo tra noi donne non cambierà mai nulla. Bisogna parlare e farlo capire agli uomini. E ovviamente riparare alle immagini fuorvianti che viene data della donna, specialmente in un simpatico ultimo ventennio. Vai nuda in televisione e diventi famosa. Sei un bel faccino e ti candidiamo in politica.
A me l'idea di essere venduta come un pezzo di carne al mercato, beh, non mi entusiasma. Così come da bambina la corsia rosa dei giocattoli mi annoiava. E penso anche a tante bambine. Ci sono due simpatici video che girano sul web, pubblicità che invitano le bambine a giocare col meccano, a diventare ingegneri. Ben vengano, dico io.
Ma in Italia di queste cose si parla poco. Anche in famiglia. Specialmente ai ragazzi.
Io ragazza so quanto valgo. Ma se mi devo interfacciare con un universo maschile bloccato al secolo scorso, col binomio santa-puttana, mi serve a poco.
Certo, in Italia il dibattito femminista negli ultimi anni si è concentrato anche su questioni importanti. Tre anni fa partecipai alla manifestazione in Piazza del Popolo, "Se non ora quando?". Ricordo che mi fermai a parlare con una signora, avrà avuto settant'anni. Mi ha raccontato una vita di militanza, in piazza per tutte le lotte e per tutti i diritti. L'anno dopo la manifestazione mi è scaduta, quando ha cambiato il nome in "Se non le donne, chi?". Ma siamo sicuri che la soluzione del problema sia in noi? iamo sicure di non voler coinvolgere gli uomini in questa lotta?
Il problema è l'estremizzazione delle posizioni, essendo le donne le più critiche e dure nei confronti delle altre donne: se una donna vuole dedicarsi interamente alla famiglia, per me è libera di farlo. Si tratta delle libertà di scelta, si è lottato anche per questo. Allora perché viene derisa e considerata una poveretta? Se lei è felice, chi siamo noi per giudicarla?
Alla fine siamo giunte alla conclusione che le vere femministe sono le nostre madri, le nostre zie. Sono più radicali loro nel convincerci che non verrà nessun principe azzurro a salvarci. La salvezza la troviamo da sole, lavorando ed essendo indipendenti economicamente. La salvezza la si può trovare anche nella vocazione da angelo del focolare.
Le nostre madri sono più femministe delle femministe, quelle che si proclamano tali e si appendono a minuzie come l'abolizione del "signorina", che proclamano la libera scelta e danno addosso alle donne che hanno fatto dei fili la loro ragione di vita. Meglio mia madre che ha alternato lavoro e studio dai tredici anni. Meglio una qualsiasi madre che ha insegnato alle figlie che il loro cervello le porterà più lontano delle gambe. Meglio le madri che corrono tra lavoro e famiglia. Meglio le madri che litigano con i figli maschi perché vedono le donne come oggetti (creature quasi mitologiche, che però esistono, le ho viste).
Io tifo queste donne. In futuro a nipoti, figlie e figli di amici, miei figli (se mai), ripeterò le stesse parole di mia madre: nella vita potrai essere chiunque tu voglia, se lavori abbastanza per ottenerlo.
Vostra e sciagattante,
Platypus
Se l'utero è mio e ci faccio quello che voglio non vedo perché non posso decidere di fare la madre, oppure mettere scarpe altissime e mini, depilarmi, truccarmi, spettegolare, e fare tutte quelle cose che mi fanno stare bene.
RispondiEliminaCompreso il chirurgo, se voglio.
O l'ingegnere.
Sono totalmente d'accordo con te