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venerdì 28 novembre 2014

La guerr''n cap.

Sono stata assente a lungo. Quasi un mese.

Il fatto è che gli ornitorinchi sciagattano. E qui nulla di nuovo. Il problema è che a volte sciagattare è un po' stancante, viene voglia di lasciarsi galleggiare e trascinare dalla corrente. E mentre ci si lascia trascinare via, si pensa, molto, forse troppo. Allora partono dei pipponi mentali niente male. 

In questo mese mi sono macerata in una certa malinconia, lavorando e studiando, preoccupandomi per cavolate e cercando di ignorare il pisello (il legume, eh, non crediate) sotto i sette materassi. Mi sono avvolta in delle occhiaie niente male, le portavo in giro con aria di importanza, mica perdo tempo io, io lavoro (aggratis) e studio.E quando non lavoro e studio mi voglio stordire con sigarette e serie tv, perché non voglio pensare ai cazzi miei, preferisco piangere per Orange is the New Black o per Scrubs, fermate il mondo, voglio scendere. 

E ogni volta che mi mettevo qui, davanti a questa pagina bianca, il cursore lampeggiava e volevo buttare fuori solo cose tristi. Pensavo non andasse bene, perché una volta che ne parli, ecco che quelle cose tristi e informi che ti porti dentro, ecco, solo allora sono reali. Non volevo fossero reali. 
Mi sono trincerata dietro un sorriso stanco, un paio di occhiaie, acidità e sempre a portata una bella maschera sorridente e gioiosa. Ho ridotto al minimo le telefonate a casa, a Sorella, i momenti cuore a cuore. Ho usato come combustibile la pressione, messo sottovuoto i sentimenti, stretto i denti e via. Se la gente conosce le tue debolezze potrebbe approfittarsene. O peggio, offrire il suo sostegno. 

Io sostegni non ne volevo. 
Io sostegni non ne voglio. 
Perché a me piace sostenere la gente, rendermi utile. Sono egocentrica e sono convinta che se crollassi io, crollerebbe il mondo. 

In questo periodo più persone mi hanno chiesto come andasse. 
A Padre ho detto che ero solo molto stanca.
A G. ho raccontato di pippe mentali circa  Il Lui.
A C. ho detto che mi era mancata. 
A F. ho detto che mi stavo lasciando suggestionare dalle serie tv e che tutta una serie di storie tragicomiche di Tinder stavano minando la mia fiducia nel cromosoma XY.
Ad A. ho detto che stavo preparando esami che non mi piacevano.

La verità, la fottutissima verità, nient'altro che la nuda verità, è che ho la guerra in testa. Mi sono costruita una diga per non farla uscire.

La cosa divertente delle dighe è che se non si lascia defluire un minimo d'acqua, crollano. 

Sono crollata, in corridoio all'università, in fila per un ricevimento. La proverbiale goccia è stata la messa in discussione della qualità del mio lavoro. In maniera poco gentile e molto insensata. Via Whatsapp.

La corrente dalla quale mi lasciavo trasportare era diventata troppo forte. 

Quel pomeriggio qualcuno, più di uno, mi ha sostenuto con un fare da super eroe. E per un pomeriggio mi sono cullata di questa sensazione, un laissez faire, difendetemi e coccolatemi, fate pure, io regredisco allo stato larvale. Il mondo oggi salvatelo voi. 

Nella vita, però, non arriverà sempre qualcuno a salvarmi, da altri o da me stessa. 
Sto riprendendo a sciagattare. Le cose tristi e informi ci sono sempre. Ne ho sempre la stessa paura e continuo a rimandare il momento del confronto. Ho paura di uscirne sconfitta. Ho paura di scoprire perché sono lì. Sono arrabbiata per la loro presenza.

Ho avuto una vita facile, non ho mai sofferto grandi dolori oggettivi, c'è gente che problemi ben più seri dei miei e questi mostri li tiene a bada o accusa il dolore molto meno di me. Le cose informi e tristi non hanno ragione di stare lì. Non dovrei avere la guerra in testa. Non dovrei voler salvare il mondo e le persone a prescindere. Il fatto è che, se  provi a salvare la gente dai problemi di tutti i giorni, se provi a renderti utile, se ti piace aiutare, ti puoi sentire una persona migliore e puoi  provare ad espiare i mostri ingiustificati che ti porti dentro.  Diventare un sostegno per qualcuno è diventare un sostegno per me stessa. 

E poi magari mi sento malissimo perché nel fare la lavatrice ho spaiato un calzino. 

C. dice che sento le cose un po' più forte degli altri, nel bene e nel male.
Sorella, tra una diagnosi improbabile e l'altra, dice che sono molto sensibile. 

Io non voglio sentire più forte degli altri. Io non voglio essere sensibile. Io non voglio essere debole. 
Io voglio essere un super eroe che aiuta la gente.
Mi accontento anche di essere una persona normale.
Per farlo dovrei provare a mettere ordine tra le cose informi. 
E ci troviamo punto e a capo.

Sciagatto, sciagatto e non smetto, ora che ho ripreso.

Platypus






4 commenti:

  1. Siamo in due a lasciarci trascinare dalla corrente in questo periodo, se può consolarti. In compagnia si affoga meglio però, dai:)

    P. S.: bentornata

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  2. Ho passato un periodo simile qualche mese fa.
    Non so dire se ne sono uscita, qualche strascico me lo porto ancora adesso e non nego che ho una fottuta paura di ritornare in quel limbo.
    Il limbo di chi non vede via di uscita, che non ce la fa neppure a parlare di sé ma che nonostante tutto indossa quella maschera. La indossiamo perché vogliamo troppo bene alle persone che ci amano a loro volta per farle soffrire a causa dei nostri pipponi mentali.
    Perché loro vedono in noi quel bello che noi non riusciamo a notare neppure al microscopio.
    Siamo sensibili? sentiamo le cose più forti degli altri? Sì, è vero.
    Questo è un bene? Mmm.. non lo è per la nostra salute mentale.
    Che c'è da fare? Non lo so. Dipende. Si può prendere di petto la vita. Si può scappare. Si può affrontare tutto un poco alla volta.
    Io mi butto nelle serie tv e nei libri e nei dolcetti (solo perché non fumo).
    un abbraccione.

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  3. [Parte del tuo post è andato dritto dritto in un mio post :D]

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