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martedì 3 febbraio 2015

U.S.A, day 1

Il viaggio è andato bene. Ho vinto l'upgrade del posto, riuscendo a viaggiare con le gambe stese e nessumo sul sedile accanto al mio. Misantropia portami via, ma c'era veramemte una fauna improponibile. Carrellata degli italiani: una coppia chiaramemte uscita da trainspotting, Tor bella monaca edition, due coppiette che portavano alto il vessillo dei burini e la coppia dietro di me che entrare nel Mile High Club. Gli americani: o obesi o guidos e guidettes, chiaramente scartati da Jersey Shore perchè erano troppo. Ma troppo. Un viaggio iniziato con una carrellata di stereotipi, lo so, ma io mi limito a fotografare ciò che vedo. Anche se noioso (aereo degli anni '80, senza schermi indipendenti), il viaggio ha avuto un che di magico. Tralasciando il fatto che ci hanno fatto mangiare tanto ( e quando invece di un succo ho chiesto l'acqua, l'hostess mi ha guardato male, ma male veramente). No, a un certo punto, da qualche parte sull'Atlantico, sotto di noi una distesa omogenea di nuvole bianco latte. E poi volare per ore inseguendo il sole, che alla lunga può fare impazzire. A Philadelphia poi, controllo passaporti. Ti schedano letteralmente: foto e impronte digitali. E quando penso sia andato tutto liscio, questo tipo con i baffoni mette i miei documenti in una cartellina rossa e mi indica un ufficio. "Are there any problems?" chiedo alla poliziotta che mi indirizza. "Don't know sweetheart, didn't wake up feeling a medium today". Entro nell'ufficio,  un poliziotto Enorme prende in consegna i miei documenti e mi dice, gelido "Take a seat and wait". L'ufficio è diviso in due parti: da un lato il bancone dove danno le domande e dall'altro una stanza con un tavolone per la perquisizione dei bagagli. su questo lato si affacciano dei cubicoli che, evidentemente si usano per le perquisizioni total body. Mi immagino una scena alla Orange is the new black e mi ricordo che devo fare la cacca. Se durante il cough and squat evacuassi sulla faccia dell'agente, verrebbe considerato assalto a un ufficiale federale? I miei intdrrogativi rimangono senza risposta, mi chiamano al bancone. Vogliono sapere chi paghera i miei contiin questi 3 mesi. Sono perplessi quando rispondo "i miei genitori". Qui non sono abituati al parassitismo dei figli oltre il 18esimo anno di età. Mi lasciano andare. Superati i controlli arrivo al gate. Fast food ovunque (in Italia agli aeroporti abbiamo 800 negozi di abbigliamento e simili,  qui in attesa dell'aereo di abbuffano). Una puzza mista di fritto, grasso e stantio che mi prende alla bocca dello stomaco. Mi accascio al gate per Baltimora e osservo. C'è un nutritissimo gruppo di persone con magliette bianche dipinte a mano.un range di tutte le età,  principalmente donne. "Team mission 2015" e nel caso non si fosse capito, croci ovunque. Vorrei chiedere cosa sia questa mission, ma una maglietta di una signora mi dissuade: "Don't bother me, I 'm on a mission". Sull'aereo per Baltimora svengo dal sonno.
Arrivata lì, c'è l'autista del college ad aspettarmi. Gli manifesto la mia meraviglia per la gente vestita solo con T-shirt nel freddo e lui mi risponde, cito testualmente, "Those are damn ol' yankees.". In macchjna alla radio musica con accordi di banjo. Mi verrà confermato poi che il tipo in questione è uno dei redneck che abitano vicino al college. Il pensiero vola a Honey Boo Boo. In macchina mi accascio dal sonno.   Due ore dopo, la casa è esattamente come me la aspettavo, la mia stanza pure. Una libreria convertita in camera da letto, scaffali ovunque. Il dipartimento di italiano mi ha lasciato dei regali:cookies alla mela caramellata, un enorme cestino di frutta e un libro che mi serve per la tesi.   Prima sigaretta sul suolo americano sul portico. Dalla casa accanto i rumori di una festa.  è la casa di una confraternita. Passa un ragazzo in t-shirt e mi chiede da accendere. Guarda la sigaretta rollata e mi chiede: "Is that pot? Wanna try americaN pot?". Mi parla della sua raGazza italiana e mi chiede se ho voglia di andare alla festa della confraternita.  declino graziosamente a causa del jet lag. Il mio corpo reclama sonno. E io non sono nessuno per negarglielo.
Il mattino dopo mi sveglio alle sei. Mi obbligo a rimanere a letto fino alle otto. Poi, scolandomi una caffettiera, inizia la mia giornata.   Faccio un giro esplorativo. Mi sembra di essere finita in una puntata invernale di The Gilmore Girls. Tutto mi sembra bellissimo.  Fino a quando non realizzo che gli scoiattoli sono più grossi di me e che in un'ipotetica catena alimemtare sono fottuta.
Faccio conoscenza anche con i miei compagni di casa. Tutti nerd della guerra civile. Abbiamo anche un cartonato di Lincoln nel salotto. God bless America.
Sul tardi faccio conoscenza con le altre TA, che hanno organizzato un Super Bowl-Welcome party. Ci sarà la mia docente di riferimemto, gli altri lettori e come unica rappresentante degli americani, la responsabile della casa dove vivo. Pranzo alla mensa e mi commuovo davanti al salad bar. Dimagrire è possibile. O almeno non ingrassare.
Passo il pomeriggio nel salotto a fare conoscenza. Qui sono tutti fan di Game of Thrones e di Wes Anderson. Mi troverò bene.   Cosa che ho notato:gli americani e non, AMANO  i tostitos. Che sono delle specie di nachos ma con del marketing assurdo dietro. Sono fatti a forma di coppetta e sono venduti con le salse. Letteralmente, riempi la cialda di salsa. Il mio contacalorie è over the charts.
Super Bowl party. Non capisco nulla della partita, sostanzialmente omaccioni che si fanno più o meno male saltandosi addosso.   Il super bowl si guarda per le pubblicità e per lo show tra i due tempi. Citando il Guardian " Chiunque abbia visto madonna entrare in uno stadio trasportata da centurioni romani, sa che il Super Bowl non è un posto per la sobrietà.  Ma l'entrata di Katy Perry {a cavallo della statua di un leone] ridefinisce comunque il concetto di sobrietà. " Vincono i Patriots e alla premiazione ci sono un sacco di ringraziamenti al Signore, il giocatore che ha segnato il touchdown definitivodice che è commosso perchè sua zia lo aveva sognaTo .  Mi hanno fatto assaggiare la famigerta pizza Hawaiiana, ananas e prosciutto per intendersi.  Lo ammetterò, mi è piaciuta. Non è pizza ma ha un sapore interessante.
Tornando a casa, nella neve, Sara mi chiede se vengo da una zona rurale o urbana. Come faccio a spiegare a questa ragazza cresciuta in una dairy farm in Pennsylvania come funziona l'Italia? Compromesso: le dico che vengo da una zona urbana con mentalità rurale. Capisce cosa voglio dire.  
Di questo primo giorno ho varie impressioni.  La più importante è che grazie a Internet non sono completamemte spaesata. Tra me e questi ragazzi di tutto il mondo ci sono pochi gradi di separazione. Certo, non capisco proprio tutti i riferimenti,  ma c'è una buona intesa. Trent'anni fa sarei stata in un angolo, spaventata dal non capirci un cavolo. La seconda impressione è che qui tutti odiano le confraternite. Il collegio è quasi una confraternita,  quindi meglio tenere la bocca chiusa a tale riguardo. E poi l'ultima domanda: il posto dei teacher assistent qui, qual'è? Abbiamo l'età degli studenti, i loro vantaggi,  ma la responsabilità e il ruolodi insegnanti. Quali sono i limiti? Non è ben chiaro, specialmente nel mio caso. Gli altri TA vivono in case a loro dedicate, io vivo con studenti. Loro sono qui per un periodo di tempo più lungo, io solo per tre mesi. Però il primo giorno è andato bene.

Stay tuned, per le nove avventure di Platypus
Vostra e sciagattante sempre.

5 commenti:

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  2. Come odiano le confraternite?? E Greek allora come me lo spiegano? Ahhh MMURRICANS! Pizza/Non pizza a parte, vedi di non farti mangiare dagli scoiattoli e facci sapere presto sulla tua vita da T.A. :* :*

    Vale A

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  3. Ok, sono combattuto: da un lato ucciderei per essere al tuo posto, dall'altro penso "meglio a te che a me" perché la sola idea mi terrorizza! :D
    Sono certo che ti farai valere con gli "yankees"! Enjoy your stay! :*

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  4. Sei dentro ad uno dei miei sogni più grandi, vivi quest'esperienza anche per me.

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  5. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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