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domenica 2 marzo 2014

Avventure ad alto tasso di distrazione, Vol. 4- Ipocondria portami via

Si presume che essere figlia di medico avrebbe dovuto schermarmi dall'ipocondria. Diciamocelo, gli ipocondriaci non sono la categoria più amata dai medici, anzi. Eppure sono cresciuta così, con l'occhio attento ad ogni sensazione sbagliata, ad ogni valore irregolare, ad ogni dolore che potesse significare qualcosa di più. 

Ho smesso di andare in bici, perché, statisticamente, il maggior numero di morti per emorragia interna a causa della milza rotta avvengono per cadute sul manubrio. E anche perché mi pesava il culo e l'equilibrio non è proprio il mio forte. Ma comunque.  

Il genere di cose che faccio è questo, oltre a googlare vari sintomi che mi autodiagnostico. Nel 90% dei casi è tumore. O una qualche sindrome, ovviamente mortale. Poi mi calmo, razionalizzo e chiamo padre. Che, giustamente, mi manda a quel Paese.  E poi mi rassicura. Ma mi rimanda a quel paese. 

La mia ipocondria sconfina quando si tratta di interrogare la mia amica C., che studia medicina. Man mano che le chiedo e le faccio domande, mi diagnostico di tutto. Anche qui il risultato è lo stesso. Mi rassicura e mi manda a quel paese. Idem con Sorella. 

Potete immaginare il mio personalissimo dramma quando ieri mattina mi sono svegliata, ho inforcato gli occhiali e vedevo sfocato dall'occhio sinistro. Il panico. Ho lavato gli occhiali. Niente. Rilavato gli occhiali. Stessa storia. Panico. Ero invitata ad un caffè. Ho chiesto ad un mio amico ingegnere di controllarmi le lenti, casomai fossero rigate o graffiate. Nulla.

Una volta a casa ho acceso il pc. Con l'occhio offeso chiuso, ho cercato su Google i miei sintomi. Glaucoma. Tumore celebrale. Venti minuti di uggiolio seduta sul letto, chiedendomi chi dovessi essere stata in un'altra vita per meritarmi questo. Ho rilavato gli occhiali. Niente ancora. 
Ho deciso che un pisolino sarebbe stato propedeutico ad un eventuale miglioramento o peggioramento.

Dopo due ore mi sono svegliata. Prima di rimettermi gli occhiali, ho ricontrollato le lenti alla luce. Esattamente al centro della lente sinistra, nitida e marcata, la mia impronta digitale. il pollice per la precisione.

Mi sembra giusto, no, dopo dieci volte che lavo gli occhiali, che ogni volta io ci abbia messo le dita sopra.

A sera mi ha chiamato C.

-Hey, come va?
-Niente, oggi pensavo di avere un tumore al cervello o un glaucoma, ma era solo la lente offuscata da una mia ditata.
-Va a quel paese.

Vostra, sciagattante e ipo-ma-pur-sempre-vedente,

Platypus

4 commenti:

  1. AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA...
    Mi dai il numero di tuo padre?

    RispondiElimina

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